La triade dei molluschi: la tesi. Ovvero, l'ostrica

Tu sta dentro, che là fuori è un brutto mondo!

Questa frase ho voluto scriverla: è troppo bella per essere dimenticata! Con poche parole, questa frase racchiude tutto il senso della nostra vita. Della vita di noi molluschi bivalvi.
Ammetto che questa frase non è farina del mio sacco: non sono abbastanza intelligente per creare certe perle di saggezza. L'ho sentita dire da una cozza al figlioletto la scorsa notte, mentre si stava alzando la marea.
Non saprei dire come sia finita questa vicenda familiare, non ho fatto in tempo a vederlo. Quando la madre stava finendo il suo avvertimento, io avevo già chiuso il mio corpo molle nel solido guscio della mia conchiglia. Comunque, spero che quelle splendide parole con cui ho iniziato la mia riflessione siano state ascoltate e che al piccolo mitilo non sia successo niente.

Del resto, non si può neppure biasimare quel giovane mollusco, ingenuo ed incosciente. Tutti da giovani eravamo ingenui ed incoscienti. Eravamo attratti dal mare aperto, dai fondali inesplorati e da tutto ciò che non conoscevamo. Allora, credavamo che il nostro corpo fosse indistruttibile! Ci mostravamo allegri e spensierati con tutti, perché a quel tempo nessuno ci faceva paura. Era facile fare nuove conoscenze, nuove amicizie perché non vedevamo nessun pericolo confrontandoci con organismi ignoti e senza nome. Eravamo convinti che in questo immenso oceano, che ormai inizia a popolarsi delle specie più diverse, fosse indispensabile condividere le nostre situazioni e i nostri dubbi con qualcuno. Pensavamo che, per sopperire alla debolezza del nostro corpo, fosse sufficiente avere qualcuno al nostro fianco. Quando eravamo giovani, ci chiedevamo in ogni momento quale fosse l'utilità di questa pesante ed opprimente conchiglia che ci portiamo dietro.

Ma è facile capire come le cose non stiano così. Sono sufficienti poche, pochissime esperienze per vedere come la curiosità di ogni cucciolo di mollusco si trasformi irreversibilmente in paura. Bastano un paio di episodi per capire che, dietro il più candido degli sconosciuti, può nascondersi il più famelico dei predatori. E man mano che passa il tempo, tutte le domande riguardanti la nostra conchiglia vengono meno e lasciano il posto a una sorta di imperativo categorico: diffidare di chi ci sta attorno e a fidarci solo di noi stessi.
Con questo non voglio dire che il segreto della felicità sia racchiuso in un'esistenza di totale clausura e asocialità. Voglio dire che, anche nei momenti in cui apriamo la conchiglia e ci troviamo a stretto contato con quel mondo esterno che troppo spesso si dimostra crudele nei nostri confronti, è opportuno stare attenti e non abbassare la guardia. Con tutti quegli organismi che ci troviamo davanti, bisogna sempre aprirsi piano piano e lasciare che si avvicinino lentamente, per avere il tempo di capire se sono placidi come la bassa marea oppure impetuosi come il mare in burrasca. Di fronte agli altri, non bisogna mai lasciarsi prendere dall'emozione, mai abbandonarsi a gesti impulsivi. E soprattutto, bisogna mantenere sempre una certa distanza.

No... E' inutile che vi arrabbiate. Non comportatevi come delle piccole ostrichette capricciose!
A differenza di tanti altri organismi, noi almeno ci rendiamo conto che nessuno, per quanto importante possa essere, ci è indispensabile! Sebbene sia difficile preservare il nostro molle corpo dagli incidenti e dalle calamità, abbiamo il coraggio di farlo da soli! Combattiamo in piena libertà le nostre battaglie quotidiane e, per piccolo che sia, dentro questa conchiglia abbiamo trovato il nostro posto nel mondo!
Non parlate di egoismo: nella nostra vita, non c'è più egoismo che nella vita di certi organismi simbiotici! Accusate loro prima di noi! Accusate quelli che decidono di stare insieme per un tornaconto personale, piuttosto che per un genuino sentimento d'affetto. Quelli che parlano di amicizia, talvolta addirittura di Amore, ma che, meschinamente, si comportano come se queste parole significassero convenienza ed interesse. Accusate loro, incapaci di sopportare la solitudine e, in questa, se stessi!

So che è difficile credere alle mie parole. So che è più facile fare come i nostri piccoli e continuare a pensare che le perle più belle siano prodotte da quegli organismi che decidono di stare insieme. Ma sapete bene che le perle più splendenti, le perle più rare, le produciamo noi ostriche: chiuse nella nostra conchiglia, nella più proficua e benefica solitudine.

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