La triade dei molluschi: la sintesi. Ovvero, la seppia

Scrivere è un'attività che diventa ogni giorno più difficile da svolgere.

Non ho più tempo. Quando ero più giovane, non passavo periodi interminabili alla ricerca del cibo. C'era sempre qualcuno disposto ad aiutarmi e a darmi qualche verme o polpetto che potesse sfamarmi. Ma ora che i miei tentacoli sono diventati lunghi, sono io a dover investire le mie giornate inseguendo le prede più allettanti per me e per i miei simili più indifesi.
E con questo continuo sovraffollamento, oggigiorno la lotta per la sopravvivenza è diventata un'occupazione a tempo pieno. Non un minuto, non un secondo in cui possa adagiarmi sulla sabbia e pensare come immortalare quelle parole che incessantemente fluiscono nel mio cervello...

Ma chi prendo in giro?!?! Devo smettere di mentire a me stesso!! Se avessi davvero voglia di scrivere, troverei senza problemi il momento adatto per farlo.
Il mio non è certo un problema di tempo: forse è un problema di spazio. Forse il mio problema non è tanto che non sappia quando scrivere, ma piuttosto che non sappia dove scrivere.
Non trovo più quelle scogliere immacolate di fronte alle quali mi possa soffermare, raccogliere i miei pensieri, trasformarli in memorie durature...

No, va beh... Anche questa non è altro che una scusa! Non posso certo dire che le scogliere oggi siano tutte già imbrattate. Quante saranno le seppie che sprecano il proprio tempo scarabocchiando rocce? Quattro? Cinque? Si contano sui tentacoli quelli che, come me, non usano l'inchiostro per lottare, ma lo serbano per alimentare i propri sogni di fama letteraria.

E allora cos'è che mi trattiene? Cos'è che mi impedisce di scrivere come un tempo? Che non abbia più niente da dire? O che abbia ancora qualcosa da dire, ma che non sia più capace di farlo? Che non riesca più a trovare le parole da usare? Che non sappia più come costruire le frasi, a chi dirigere il mio discorso? O che ci sia una lieve sfumatura di paura? Quella lieve sfumatura di paura che c'è in tutte le preoccupazioni di tutti gli esseri viventi...

Il fatto è che so benissimo cosa devo scrivere e a chi... Ma non lo faccio perché... Perché se poi... Lei...
Se poi lei non dovesse condividere quello che ho scritto, non potrò certo fare marcia indietro. Forse, leggendo, lei potrebbe infastidirsi. E se ci rimanesse male, io senza dubbio starei peggio di lei: primo nel vederla star male, secondo nel sapere di essere io la causa del suo male.
Se invece ridesse, alla lettura delle mie parole? Sarebbe meglio? La vedrei felice, questo è certo. Ma la ragione di quella sua felicità sarebbe il mio essere ridicolo.

E quindi... Cosa dico, cosa scrivo, cosa faccio?
Ecco cosa faccio... Rimango qui come uno stupido a rimuginare i miei pensieri. Rimango qui a pensare, come il più stupido dei molluschi. Il più stupido tra tutti gli stupidi molluschi. Quegli stupidi molluschi che usano il cervello quando del cervello non ce n'è assolutamente bisogno. Quegli stupidi molluschi che formulano pensieri e parole, là dove invece dovrebbero essere le emozioni a dettare legge.
Ho visto molluschi che si preoccupavano continuamente di dove le proprie emozioni avrebbero potuto condurli. Pensavano a sentieri irrazionali, strade al di fuori del proprio controllo, arrivando alla conclusione che il loro corpo fosse troppo molle per seguire queste vie. Impauriti da tutti quelli che gli erano attorno, sono stati in grado soltanto di chiudersi dentro la loro conchiglia, soli e incapaci di guardare fuori da quel guscio così spesso.
Ho visto altri molluschi che, invece, pensavano fortemente che fossero le emozioni l'unico vero motore pulsante delle loro vite. Davano retta unicamente alle necessità del proprio corpo, che credevano indistruttibile. Spinti da questa convinzione, li ho visti rinunciare alle loro conchiglie senza alcun ripensamento. Intrepidi e spavaldi, sono andati a sbattere contro gusci più duri di quelli che avevano abbandonato. E si sono ritrovati anche loro circondati dalla stessa solitudine e dallo stesso egoismo.

Ho visto tanti molluschi pensare, riflettere, analizzare situazioni, calcolare probabilità e imprevisti, come se ci fosse una legge naturale che governa tutte le emozioni. Ne ho visti tanti fare così, sia tra i molluschi più primitivi che tra quelli più evoluti.
Fino a qualche istante ero addirittura io, una seppia, a comportarmi così! Ero inebetito, fuori dal mondo, come se avessi qualcosa dentro che annullasse ogni stimolo proveniente dal mondo esterno. Come se avessi qualcosa di solido dentro il mio molle corpo: qualcosa di pesante, ma troppo bello per lasciarlo uscire...
Eppure, qualcosa di simile nel mio corpo forse esiste davvero. Quest'osso, in fondo cos'è... Un corpo solido che rende meno esile la mia persona. Quest'osso è un corpo solido che a volte è talmente pesante che da farmi affondare nelle regioni più buie e tetre di questo mare. Altre volte, invece, quest'osso mi fa sentire così leggero che mi sembra di galleggiare sul filo dell'acqua, dove risplende forte la luce del sole. È un osso imperituro e perenne che non si esaurisce nel tempo della nostra vita, ma anzi può durare anche molti, moltissimi anni.

Forse il segreto dell'Evoluzione, quella cosa di cui non possiamo assolutamente fare a meno è proprio il nostro osso. Quest'osso che sentiamo, solido e massiccio, all'interno del nostro corpo. Quest'osso che ci sostiene, che rende meno spiacevoli tutte le nostre debolezze.
Quest'osso che non è poi così diverso da quella forte emozione che voi chiamate Amore.